Politica
Arresti domiciliari per Luigi Cesaro, ma il Senato può salvarlo
Dopo l’inchiesta Cirio nuove grane per l’ex presidente della Provincia, riferimento politico di diversi sindaci nell’area stabiese

Il gip di Napoli ha disposto i domiciliari per il senatore Luigi Cesaro a cui gli inquirenti contestano i reati di concorso esterno in associazione camorristica.
Il provvedimento, notificato a Cesaro dai carabinieri, dovrà essere sottoposta all’esame del Senato per l’autorizzazione. I difensori di Luigi Cesaro, il professore e avvocato Alfonso Furgiuele e l’avvocato Michele Sanseverino, riporta una nota, “dopo aver preso visione del contenuto dell’ordinanza applicativa della misura cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, dott.ssa Miranda, rilevano innanzitutto che già l’ufficio del P.M. ha rivisto l’originaria richiesta cautelare, invocando la sottoposizione agli arresti domiciliari invece della custodia cautelare in carcere. Comunque, all’esito di un primo rapido esame della motivazione del provvedimento, ritengono che esso sia meritevole di una ferma censura, sia in ordine al profilo della gravità indiziaria sia a quello dell’esistenza e permanenza attuale delle esigenze cautelari”.
“Pertanto, – concludono i Furgiuele e Sanseverino – indipendentemente dalla decisione che verrà adottata dal Senato in ordine alla richiesta di autorizzazione all’arresto, intendono immediatamente proporre istanza di riesame al Tribunale ‘della libertà’ di Napoli”.
Luigi Cesaro, uno dei capi di Forza Italia in Campania e riferimento politico di molti sindaci di centrodestra nell’area stabiese, resta indagato anche nell’ambito dell’inchiesta sul caso Cirio, il complesso immobiliare che doveva essere realizzato a Castellammare riconvertendo l’ex fabbrica di conserve.

Politica
Scioglimento, ecco il “ricorso in bianco” per desecretare la relazione della commissione d’accesso
La strategia dell’ex sindaco per interrompere i termini e puntare a “smontare” le motivazioni del ministero

Un ricorso “in bianco”. Così è stato definito durante le riunioni tenute dall’ex maggioranza di Gaetano Cimmino. Una soluzione prospettata dallo studio Clarizia, uno dei principi del foro di Roma, per interrompere i termini e tentare di ribaltare lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche.
Stando a quanto depositato dagli avvocati dell’ex sindaco, si tratta quindi di un ricorso che principalmente punta a far desecretare le motivazioni che hanno spinto il governo a sciogliere il consiglio comunale. Perché in realtà, ufficialmente, questi atti non ci sono. Anche se il contenuto è ben noto per essere stato riportato dalle testate giornalistiche. Ma non sarà possibile smontare queste motivazioni, almeno per il momento. Quindi si proverà a richiedere gli atti ufficiali, che per il momento il Prefetto non ha concesso, per poi provare a fare un “ricorso nel ricorso” entrando nel merito della questione.
La maggior parte dell’ex maggioranza ha firmato senza battere ciglio, in tre invece non se la sono sentita di dare il mandato all’avvocato Clarizia.
Daniele Di Martino
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