Cronaca
Clan stabiesi decapitati e operazioni antidroga, il bilancio dei carabinieri nel 2023

Bilancio 2023 dei Carabinieri di Napoli. 3850 persone arrestate, 12101 quelle denunciate (10 arresti e 33 denunce al giorno).Lotta alla violenza di genere, con “mobile angel” e “stanze” dedicate: 385 arresti (1 al giorno) e 1529 violenti denunciati (4 ogni 24 ore) in un anno.
Quasi 3 tonnellate di droga sotto sequestro e poco meno di 12mila le dosi recuperate.Focus sulla criminalità organizzata: 270 operazioni anticamorra, 73 interdittive antimafia e 16 latitanti in manette.
12 mesi di presenza sul territorio, tra prevenzione repressione.
L’esempio di Caivano: dall’inaugurazione della nuova Compagnia Carabinieri 414 arresti, 397 i denunciati.Il bilancio rituale di fine anno restituisce l’immagine di un’attività frenetica e intensa, frutto dello sforzo corale di tutti i Carabinieri della provincia napoletana.
Un impegno costante che il Comando Provinciale dei Carabinieri partenopei vuole tradurre in numeri per offrire una dimensione concreta e statistica sulle attività preventive e repressive svolte sul territorio.Gli aspetti cruciali analizzati spazieranno dalla violenza di genere (tristemente attuale) fino alla diffusione di armi e droga.
Si riporteranno i numeri ottenuti nel contrasto alla criminalità organizzata e nella ricerca di latitanti.Una sintesi della fenomenologia criminale marcata 2023 ma anche una panoramica sulla sicurezza garantita quotidianamente ai cittadini. 12 mesi di lavoro al servizio della comunità con risultati importanti.
Subito una carrellata di dati: 3850 gli arresti, 12.101 le persone denunciate in stato di libertà.Per gli amanti delle statistiche 10 persone arrestate al giorno, 33 quelle denunciate ogni 24 ore.
407.418 le persone controllate, 227284 i veicoli passati al setaccio.
Quasi 3 tonnellate di droga sottratte al mercato: 2888 chili di sostanze di ogni genere. 11466 le dosi, 3557 le piante di cannabis estirpate dal terreno.
147 le armi da fuoco sequestrate, 163 quelle da taglio.Nel conto vanno aggiunte 67 armi improprie.
Un esempio è il nunchaku utilizzato da un uomo per tentare di strozzare la compagna.Sempre allarmante il dato sulla violenza di genere.
Nel corso degli ultimi 365 giorni i carabinieri di Napoli e provincia hanno arrestato complessivamente 385 persone (277 per maltrattamenti in famiglia, 108 per atti persecutori. 1529 le persone denunciate: 846 per maltrattamenti, 683 per atti persecutori).A conti fatti 1 arresto e più di 4 denunciati al giorno (!).
73 le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura su impulso e indagini dei militari del Provinciale partenopeo.
Uno strumento fondamentale per contrastare e prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia e nella gestione della pubblica amministrazione.E proprio contro la criminalità più strutturata che i carabinieri partenopei hanno ottenuto i risultati più rilevanti. 270 operazioni contro la camorra, per un totale di 908 persone intranee agli svariati clan del territorio finite in manette.
16 i latitanti catturati, diversi quelli rintracciati all’estero dopo complesse investigazioni.
Nel novero dei dati elencati anche i successi della compagnia di Caivano, operativa da circa un anno e mezzo: 271 gli arresti dell’ultimo anno, 276 le denunce in stato di libertà (414 arresti, 397 i denunciati dall’inaugurazione)
Indice:
1. Contrasto alla criminalità organizzata
2. Latitanti
3. Infiltrazioni della criminalità organizzata.Interdittive antimafia
4. Violenza di genere
5. Stupefacenti
6. Armi
7. Caivano
1. Contrasto alla criminalità organizzata
Smantellare le reti criminali, tutelare la parte sana della società. È questo il mantra a guidare le centinaia di operazioni di servizio eseguite quest’anno.
Lo stesso degli anni scorsi.
270 le inchieste dei Carabinieri contro la criminalità organizzata, tutte culminate in altrettanti blitz.Oltre 900 gli esponenti dei clan locali finiti in manette, in ogni porzione della provincia.
Un segnale importante per chi subisce quotidianamente la pressione della camorra.Fondamentale la sinergia e il coordinamento di procure e tribunali del territorio (Napoli, Nola, Torre Annunziata e Napoli Nord) e della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.
Tra le operazioni più importanti quella che lo scorso 17 ottobre ha portato all’esecuzione di una misura confronti di 27 indagati.Tutti gravemente indiziati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.
L’attività di indagine, condotta con il Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) ha permesso di ricostruire l’operatività del clan Di Lauro e ha contato tra gli indagati anche un noto cantante neomelodico e sua moglie.Rilevante anche la misura eseguita a Brusciano. 41 le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare perché gravemente indiziate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Sotto la lente degli investigatori un complesso di palazzine popolari dove i residenti erano privati delle chiavi dei portoni d’ingresso.Nessuno poteva aprire o entrare senza autorizzazione.
Documentata l’operatività di numerose piazze di spaccio – tra le più fiorenti nell’hinterland partenopeo –organizzate in turni rigidi e precisi: i pusher che tardavano al cambio venivano “licenziati”.E dell’8 dicembre scorso il fermo eseguito a carico di un uomo ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio di Antonio Morione, avvenuto il 23 dicembre di due anni fa davanti alla sua pescheria di Boscoreale.
Il 7 novembre eseguite oltre 30 misure cautelari a carico di persone ritenute appartenenti al clan Abbinante di Scampia.Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, sotto il coordinamento della DDA, i negozianti del rione erano costretti ad acquistare da imprenditori scelti dal sodalizio e questi obbligati a pagare per il privilegio dell’esclusiva.
Tutto doveva passare al vaglio del clan, in un quartiere definito dai sodali come “casa nostra”.Duro colpo inferto a settembre al clan “Sorianiello”. 29 persone sono finite in manette in esecuzione di una misura cautelare eseguita nella “99” di Soccavo, quartiere della periferia occidentale di Napoli.
Quest’estate, il 10 luglio, sono state 18 le persone arrestate perché indiziate di appartenere al clan Cesarano di Castellammare di Stabia.I militari hanno documentato estorsioni compiute ai danni di negozianti dell’area stabiese.
Tra le vittime anche un familiare del collaboratore di giustizia Raffaele Imperiale.
24 le persone finite in manette nel febbraio scorso nel quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli.Secondo Carabinieri e DDA erano appartenenti ai clan Mazzarella e D’Amico.
Durante le indagini, gli investigatori dell’Arma hanno documentato il crescente interesse da parte del Clan Mazzarella nel settore del commercio e della distribuzione degli idrocarburi, riscontrato dalle pretese estorsive avanzate nei confronti di un imprenditore del settore, nonché dall’acquisizione da parte di un affiliato di un’attività di distribuzione di carburanti nell’area di Fuorigrotta, nei pressi dello stadio Maradona.
2. Latitanti
15 latitanti catturati in 12 mesi.Un risultato di rilievo che è la cifra di un’attività investigativa sempre fervente .
Un messaggio forte alle organizzazioni criminali e ai potenziali fuggitivi.La fuga – lo dimostrano i numeri – non è una soluzione duratura.
Ultimo a finire nelle maglie della giustizia è stato Gabriele Pesacane, vertice del clan che prende il suo nome.E’ stato catturato in una villetta in provincia di Salerno.
Pochi giorni fa in manette anche Gaetano Angrisano, 31enne inserito nella lista dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno.E’ stato rintracciato e arrestato dopo una latitanza di 1 anno e mezzo.
Stava festeggiando un compleanno in un’abitazione nel lotto G di Scampia, storica roccaforte del clan Vanella Grassi di cui rappresenta elemento di spicco.Il 14 ottobre scorso le manette si sono strette ai polsi di Andrea Aloia, 24enne di Acerra ritenuto elemento di spicco del clan Avventurato.
E’ stato catturato in un ristorante di Somma Vesuviana, in occasione di una visita lampo al figlioletto appena nato.Sta scontando una condanna di 14 anni di reclusione Luigi Carandente Tartaglia, elemento di spicco del clan Orlando-Polverino-Nuvoletta.
I carabinieri sapevano dei problemi cardiaci del ricercato e da tempo monitoravano gli archivi informatici del sistema sanitario nazionale.L’alert in pieno agosto.
Lo hanno stanato mentre era sul lettino di un ospedale di Pineta Grande, nel comune di Castelvolturno.Tradito da un cagnolino Luigi Cacciapuoti, 64enne ritenuto capo del clan che porta il suo nome, operativo nel comune di Villaricca.
E’ stato catturato il 25 agosto scorso.Era ancora sdraiato a bordo della piscina di una villetta nella frazione costiera di Giugliano in campania, in località Varcaturo.
barboncino fedele amico di una donna che incontrava Cacciapuoti.era affacciato ad una finestra semichiusa della villa.
Un animale come tanti altri che, però, ha suscitato negli investigatori il sospetto che quello chalet fosse proprio il rifugio del latitante.Pianificato il blitz e bloccate le uscite, Cacciapuoti è stato arrestato e portato in carcere.
Nei guai anche la donna che fu trovata con lui.Era latitante da 11 anni Vincenzo La Porta, 60enne del clan Contini che si era rifatto una vita nell’isola greca di Corfù.
A tradirlo la passione per il calcio e per il Napoli.Con la vittoria dello scudetto, La Porta non ha potuto fare a meno di festeggiare.
I carabinieri lo hanno riconosciuto in una foto scattata alla facciata di un ristorante.Calzato in testa un cappello da baseball, con una sciarpa azzurra tra le mani.
Dopo una lunga serie di accertamenti e pedinamenti, svolti con la preziosa collaborazione delle forze di polizia greche, i carabinieri lo hanno bloccato in strada, mentre era in sella al suo scooter.Sconterà oltre 14 anni di reclusione.
3. Infiltrazioni della criminalità organizzata.
Interdittive antimafia
Le interdittive antimafia agiscono come barriera preventiva contro l’infiltrazione delle organizzazioni criminali in settori sensibili dell’economia e della pubblica amministrazione.Evitano le influenze malevole dei clan nella gestione delle imprese, il loro coinvolgimento negli appalti e frenano la permeabilità della cosa pubblica.
Grazie alla collaborazione con gli organi prefettizi della provincia, i carabinieri hanno dato impulso a 73 proposte di interdizione per infiltrazioni mafiose.Emblematico il caso di Caivano.
I carabinieri, in questo caso coordinati dalla DDA partenopea, hanno ricostruito l’inserimento “coatto” della camorra nella politica amministrativa del comune.Secondo gli inquirenti il clan Angelino riusciva ad ottenere da parte dei pubblici amministratori l’indicazione di notizie riservate relative all’aggiudicazione degli appalti in modo da poter indirizzare le richieste estorsive.
In più di una occasione, i pubblici dipendenti si sarebbero posti come intermediari tra gli imprenditori e i camorristi nella richiesta del pagamento delle estorsioni, ovvero nel ritiro del denaro.Gli stessi imprenditori, se da una parte erano vittima della richiesta estorsiva, dall’altra riuscivano ad ottenere gli incarichi attraverso dazioni corruttive ad amministratori e dirigenti comunali compiacenti.
18 le persone finite in manette lo scorso 1 novembre.
Sul piano interdittive, 4 le società di Villaricca colpite nel febbraio scorso.I militari hanno dimostrato la riconducibilità delle società – 3 distributori di carburanti e un bar – al clan camorristico Ferrara-Cacciapuoti.
Sintomo del crescente interesse della criminalità organizzata nel settore dei carbo-lubrificanti.
4. Violenza di genere
Il Comando Provinciale Carabinieri di Napoli rinnova il suo impegno incrollabile nella lotta contro la violenza di genere, un fenomeno che continua a rappresentare una sfida prioritaria e attuale.Per garantire la massima resa è fondamentale la sinergia con le istituzioni locali, gli operatori sociali e le organizzazioni dedite alla tutela delle vittime.
Altrettanto importante è la sensibilizzazione sul fenomeno, promossa dai militari con campagne quotidiane, e la formazione del personale.Un passo indispensabile per mantenere elevati standard di competenze.
A supportare l’attività di ascolto e quella inquirente l’utilizzo delle 4 “stanze tutte per sé” (Napoli Capodimonte, Napoli Stella, Ercolano e Caivano)
Si tratta di ambienti riservati all’ascolto e alla denuncia, allestiti con arredi più accoglienti e caldi, distinti da quelli degli uffici generalmente utilizzati per la raccolta delle denunce.In linea con gli obiettivi di un protocollo siglato con il Comando Generale, il Soroptimist Club Napoli ha donato gli arredi e i materiali informatici per la realizzazione della “Stanza” offrendo mobili, illuminazione e arredi che richiamano quelli di un ambiente domestico.
Questo per favorire l’empatia tra le vittime e gli operatori della sicurezza, secondo un modello di dialogo già efficacemente assimilato e sperimentato nelle pratiche operative dell’Arma.Continua l’utilizzo del “mobile angel”, l’orologio intelligente dotato di un sistema di allarme collegato direttamente alla Centrale Operativa dell’Arma dei Carabinieri che, in caso di necessità, è in grado di garantire un intervento tempestivo.
Dotato di un sistema di localizzazione in tempo reale, fornisce coordinate geografiche precise e guida le pattuglie sul territorio.Come anticipato il dato numerico sull’attività repressiva è rilevante, sintomo di un fenomeno che non rallenta ma anche di una maggiore consapevolezza delle vittime.
Nell’ultimo anno i carabinieri di Napoli e provincia hanno arrestato complessivamente 385 persone (277 per maltrattamenti in famiglia, 108 per atti persecutori. 1529 le persone denunciate: 846 per maltrattamenti, 683 per atti persecutori).
1 arresto e più di 4 denunciati al giorno.Numeri importanti ma anche molte storie struggenti.
L’ultima è di qualche giorno fa.Succede in un appartamento nel quartiere napoletano di Chiaia.
Una 42enne è nel panico.Sul collo evidenti segni di violenza.
In casa anche il suo compagno 36 anni.L’uomo ha tra le mani un nunchaku e tenta di colpire la vittima minacciandola di morte.
I carabinieri si frappongono tra i due per proteggere la donna e dopo una breve colluttazione l’uomo viene bloccato.Più tardi emergerà che l’arma orientale era stata utilizzata per tentare di strangolare la compagna.
Fine novembre a Gragnano.Un 42enne è ai domiciliari per maltrattamenti.
Al polso un braccialetto elettronico che tracciava i suoi movimenti, per scongiurare evasioni.L’uomo ha tagliato il dispositivo e raggiunto la casa protetta dove la moglie era stata ospitata dopo le vessazioni subite e ha fatto di tutto per incontrarla.
L’allarme generato dalla manomissione del braccialetto ha attivato immediatamente il 112 e i carabinieri delle sezione radiomobile sono arrivati sul posto prima che l’uomo potesse fare del male alla ex moglie.I carabinieri hanno arrestato per estorsione, danneggiamento e maltrattamenti una 54enne incensurata di origini domenicane.
Accade a settembre.Durante una discussione con il marito ha preteso 1500 euro per lasciare casa.
L’uomo si è rifiutato e la donna l’ha selvaggiamente picchiato.Poi ha danneggiato alcuni mobili e incendiato alcuni vestiti del marito.
La vittima ha allertato il 112 e la 54enne, ancora visibilmente agitata, è finita in manette.Fine giugno sull’isola d’Ischia.
Una donna ha appeno ricevuto su whatsapp un messaggio da parte della sua migliore amica.Non ci sono dubbi, è in pericolo.
Le donne, infatti, si erano accordate: “quando ti arriva questo messaggio vuol dire che mi sta picchiando di nuovo”.Un messaggio con all’interno un segno convenzionale che lanciava un SOS in codice, un emoticon della mano con il pollice sollevato.
Arriva l’allarme anche al 112.La donna è visibilmente in stato di shock, è in lacrime e ha un livido sull’occhio destro. “Va tutto bene” dice ai militari, ma la voce della figlia la smentisce: “arrestate papà, arrestate papà perché picchia mamma’’.
L’uomo sta riempiendo una borsa quando i militari – nel frattempo era arrivata anche un’altra gazzella – lo bloccano per poi trasferirlo in Caserma.
5. Contrasto agli Stupefacenti
Le attività di contrasto allo spaccio di stupefacenti condotte dai Carabinieri di Napoli hanno prodotto risultati tangibili, con numerosi arresti, sequestri significativi e il decostruirsi di reti criminali dedite al traffico di droga.E il potenziamento dei controlli del territorio rappresenta un elemento chiave nella strategia di contrasto.
Oltre alle attività operative, i Carabinieri di Napoli investono nell’educazione e nella sensibilizzazione della comunità.Campagne preventive mirate forniscono informazioni chiare sui rischi legati all’uso di droghe e sensibilizzano sulla necessità di segnalare attività sospette.
2888 i chili di sostanze di ogni genere sottratte al mercato: quasi 8 chili al giorno. 11466 le dosi, 3557 le piante di cannabis estirpate.
Diverse le droghe rinvenute: circa 46 chili di cocaina, più 1100 chili di hashish, 1661 chili di cannabis, 3 di eroina, 400 gr oppio e 50 chili di altre sostanze psicotrope.Tra gli arresti più significativi quello di Frattamaggiore lo scorso 25 Novembre
12 i chili di droga rinvenuti sotto al letto di un 22enne di Frattamaggiore.
A tradire il giovane il terribile odore di hashish percepito dai Carabinieri.Al Vomero un 40enne del posto nascondeva in casa 2 buste sigillate contenenti 1 kg ciascuna di marijuana.
2 chili di erba pronta per essere confezionata e rivenduta.
A Caivano, nascosti in un muretto di mattoni scovati 10 chili di droga (6 chili e mezzo di hashish, 2 chili e 300 grammi di cocaina e quasi un chilo di marijuana).La scoperta grazie ad una perquisizione approfondita di un casolare, svolta anche con un metal detector.
Anche “cocaina rosa” tra i sequestri. Il 5 settembrescorso i carabinieri la trovarono in un muro perimetrale del rione traiano insieme ad altre sostanze stupefacenti.E’ del 27 maggio l’arresto di un incensurato di 34 anni.
Nel suo garage di Pompei i militari trovarono 38 chili e 800 grammi di marijuana.E ancora l’operazione “Continuum Bellum”, sviluppata nel corso dell’estate lungo la dorsale dei Monti Lattari.
Grazie alla collaborazione dei carabinieri dello squadrone eliportato cacciatori, sono state rinvenute e distrutte diverse migliaia di piante di cannabis indica.
6. Contrasto alla diffusione delle armi
La lotta alla diffusione delle armi, specie tra i più giovani, è uno degli obbiettivi prioritari del comando provinciale di Napoli.Lavorando insieme alle scuole, ai genitori, si promuove un dialogo aperto con i ragazzi.
Per prevenire azioni sconsiderate ed evitare a monte le condotte violente.Chi impugna un arma – lo ripete a caratteri cubitali il poster realizzato durante una campagna di sensibilizzazione dell’Arma di Napoli – è la prima vittima.
147 le armi da fuoco sequestrate, 163 quelle da taglio.
Nel conto vanno aggiunte 67 armi improprie.Tra queste il nunchaku utilizzato da un uomo per tentare di strozzare la compagna.
Sul tema le parole del Generale Enrico Scandone, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Napoli:
“Il Comando Provinciale Carabinieri di Napoli ha incrementato i servizi di contrasto all’uso e al porto abusivo di armi. I più giovani, purtroppo, non si rendono conto che portare un coltello non è solo un reato.E’ pericoloso per gli altri e per se stessi.
Una lama può provocare gravi ferite o la morte di qualcuno.Puntando ai più giovani, stiamo attuando una campagna di sensibilizzazione e prevenzione.
Anche nelle scuole. Invitiamo tutti, soprattutto i ragazzi, ad evitare il rischio dell’uso improprio di un coltello. Un coltello ferisce, un coltello uccide, un coltello provoca lesioni che possono essere permanenti.La vita non è un videogioco.”
7. Caivano.
L’attività della nuova compagnia
Il 1 luglio del 2022 ha aperto i battenti la nuova compagnia di Caivano, un presidio di legalità che ha raccolto l’attività già frenetica della tenenza.A distanza da oltre un anno, la compagnia è diventata un punto di riferimento della comunità locale.
Rilevante l’attività sul territorio in termini repressivi: 271 gli arresti dell’ultimo anno, 276 le denunce in stato di libertà (414 arresti, 397 i denunciati dall’inaugurazione).Non solo contrasto, anche molta prevenzione.
Grazie alla rodata collaborazione con le istituzioni scolastiche ed ecclesiastiche del posto, i carabinieri sono entrati nella quotidianità della popolazione sana del comune.Indimenticabile la storia di un bambino di 5 anni che ha voluto abbracciare il Comandante della Compagnia, dopo averlo riconosciuto come colui che gli aveva arrestato il papà.
Il piccolo, insieme a tanti altri coetanei, era nella chiesa di San Paolo Apostolo dove Don Maurizio Patriciello aveva organizzato uno dei tanti incontri per promuovere la cultura della legalità.Il bimbo ha riconosciuto tra i presenti il volto del Capitano, si è avvicinato e gli ha tirato la giacca.
Gli ha chiesto di chinarsi e all’orecchio gli ha sussurrato: “mi ricordo di te!Sei venuto di notte e hai portato via papà!”
Ha continuato chiedendo “posso stare con te?” e si è stretto al suo collo, abbracciandolo forte.
Una storia che sa di rivalsa, in un territorio complicato e ricco di sfumature.Un territorio sul quale sono stati accesi i riflettori dell’intera penisola dopo la triste vicenda di due ragazzine vittime di violenze.
Finirono in manette, dopo incessanti indagini della neonata compagnia, 7 minori e 2 maggiorenni.
Cronaca
Fiumi di denaro, appalti e perquisizioni. Il giro di mazzette che ha portato all’arresto del sindaco di Sorrento

Arresti, perquisizioni, sequestri di denaro.C’è tutto questo dietro l’operazione scattata nella tarda serata di ieri, ad opera del Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che ha portato all’arresto del Sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, e di un collaboratore e componente dello staff personale del suddetto Sindaco, Francesco Di Maio.I due sono stati sorpresi in flagranza per induzione indebita a dare o promettere utilità, un reato intermedio tra la corruzione e la concussione, per aver ricevuto indebitamente la somma di denaro di 6.000 euro in contanti da un imprenditore operante nella penisola sorrentina, in relazione all’appalto per l’affidamento dei servizi di refezione scolastica per il periodo 2023 – 2026, aggiudicato allo stesso dal Comune di Sorrento, per un valore complessivo a base d’asta di oltre 4,5 milioni di euro.L’arresto è stato effettuato allorché l’imprenditore, nel corso di una cena appositamente organizzata a tal fine in un ristorante di Sorrento, ha consegnato al Sindaco e al suo collaboratore la suddetta somma di denaro in contanti, costituente un’ulteriore tranche della maggior somma di denaro indebitamente pattuita, pari complessivamente ad euro 120.000.All’atto dell’arresto, i finanzieri hanno rinvenuto la somma di denaro, poco prima consegnata dall’imprenditore, in parte, sulla persona del Sindaco (4.500 euro) e, in parte, sulla persona del Di Maio (1.500 euro).Dalle indagini è emerso che, a fronte della somma di denaro pattuita, in relazione all’appalto su indicato, l’imprenditore, sino alla data del 20 maggio 2025, avrebbe corrisposto al Sindaco di Sorrento, direttamente o per il tramite del suo collaboratore, Di Maio, la somma complessiva di euro 66.000.Dalle indagini è emerso, altresì, che lo stesso imprenditore in precedenza avrebbe corrisposto al Sindaco Coppola e al Di Maio, in più soluzioni, la somma complessiva di euro 50.000 in contanti, in relazione all’aggiudicazione, al suddetto imprenditore, di un altro appalto, da parte del Comune di Sorrento, relativo al servizio di ottimizzazione e miglioramento dell’asilo nido comunale per il triennio scolastico 2022-2025.Nella flagranza di reato la Guardia di Finanza ha proceduto ad una perquisizione d’iniziativa nell’abitazione del Sindaco, nel corso della quale sono stati rinvenuti oltre 34.000 euro in contanti.
L’arresto del primo cittadino di Sorrento costituisce l’approdo di una indagine più complessa svolta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Massa Lubrense, sotto il coordinamento di questa Procura della Repubblica, nell’ambito della quale, contestualmente all’arresto in flagranza, le Fiamme Gialle, anche con l’ausilio di unità cinofile “cash dog”, hanno dato esecuzione a un decreto di perquisizione domiciliare, locale e informatica, emesso dalla Procura oplontina, nei confronti di 22 soggetti, tra cui altri dipendenti e funzionari del Comune di Sorrento e imprenditori aggiudicatari di appalti conferiti dal predetto Comune nonché un soggetto fiduciario del Sindaco, indagati per i reati di corruzione (art. 319 c.p.), turbativa d’asta (art. 353 c.p.) e peculato (art. 314 c.p.).All’esito delle perquisizioni, sono stati sottoposti a sequestro documenti di interesse investigativo, smartphone, pc e tablet rinvenuti nella disponibilità degli indagati nonché ulteriori somme di denaro in contanti, per un importo complessivo pari ad oltre 285.000 euro, di cui oltre 34.000 euro nell’abitazione del Sindaco e oltre 167.000 euro nell’abitazione (in particolare, occultati in un incavo di un tavolo da biliardo) di un “sensitivo”, Guida Raffaele, abitante a S.Maria a Vico, fiduciario e referente del Sindaco nei rapporti, anche illeciti, da questi intrattenuti con gli imprenditori.Già in precedenza, in data 28.12.2024, il Sindaco di Sorrento, dopo essersi incontrato in S.Maria a Vico con il Guida, era stato controllato dalla Guardia di Finanza e trovato in possesso della somma di denaro in contanti, pari ad euro 15.000, occultata all’interno di una confezione di panettone, che, dal complesso delle investigazioni effettuate, risultava riconducibile a dazioni indebite di denaro effettuate in favore del Sindaco, per il tramite del Guida, da imprenditori aggiudicatari di appalti conferiti dal Comune di Sorrento.Nell’occorso la somma di denaro era stata sequestrata ma successivamente era stata dissequestrata e restituita al Sindaco dal Tribunale del riesame.Massimo Coppola era stato eletto nel 2021, a capo di una coalizione civica e della lista del Pd.Il prossimo anno la città tornerà al voto per il rinnovo del consiglio comunale.
Politica
Blitz della Dda a Castellammare, il silenzio della politica
Il clan D’Alessandro controllava il sistema di videosorveglianza. Tra gli arrestati un cugino di un politico di centrosinistra

Il blitz di ieri della Dda a Castellammare che ha portato all’arresto di 11 persone, tra cui due colletti bianchi, sembra non aver scosso la politica più di tanto.Nella città sciolta per infiltrazioni camorristiche dove in aula un consigliere eletto nelle fila della lista che, fa capo proprio al primo cittadino, solo qualche settimana fa ha parlato di ”scuse all’ex sindaco” senza che nessuno del suo gruppo battesse ciglio, nemmeno gli arresti di ieri fanno rumore.Nessun rigo per complimentarsi con il lavoro delle forze dell’ordine.Eppure tra le frasi intercettate ce n’è una da far tremare i polsi in cui un arrestato chiede ad un altro un insospettabile geometra: “Puoi vedere se l’impianto è in funzione?” e l’altro gli risponde “si c’è un amico mio all’ex Pretura e chiedo”.
Emerge poi che uno degli arrestati, che ha un legame di parentela con un consigliere che siede tra i banchi della maggioranza, nel 2021 si reca in prima persona da un dipendente del comune per avere notizie su un pestaggio.Anche se i fatti al centro dell’inchiesta risalgono a quattro anni fa, sorprende che comunque la politica cittadina tra un saluto al Vespucci, un Consiglio Comunale sulla tragedia del Faito, e qualche convegno sulle tematiche ambientali non trovi un attimo per esprimersi sulle ultime inchieste giudiziarie che hanno interessato la città.
Cronaca
Disastro funivia del Faito, spuntano 21 indagati. C’è anche il presidente dell’Eav De Gregorio

Un’altra svolta nelle indagini sul disastro della funivia del Faito.Come riferisce il Mattino ci sono altri 21 indagati, oltre ai 4 già coinvolti nell’inchiesta per chiarire le cause dell’incidente che causo 4 morti e il ferimento grave di una quinta personale.Agli indagati è stato notificato un avviso di garanzia nell’ambito dell’incidente probatorio fissato dalla Procura di Torre Annunziata, attraverso il quale verificare le possibili ragioni del disastro.Tra gli indagati risulta anche il presidente dell’Eav, Umberto De Gregorio, che nel corso di queste settimane ha sempre negato responsabilità facendolo pubblicamente con interviste e sui social.
Indagati anche alcuni tecnici dell’Ansfisa, agenzia nazionale che si occupa della sicurezza dei trasporti.
“Ho letto dai giornali che sto per ricevere un avviso di garanzia in merito alla tragedia del Faito.Gli indagati, leggo dai giornali, passerebbero da 4 a 25.
Confermo la mia assoluta fiducia nella giustizia, sono sereno, e confermo la massima collaborazione agli organi inquirenti.Sono al mio posto di lavoro, come sempre”, è il commento di De Gregorio.
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