Attualità
Il 70 % degli studenti stabiesi vuole andare via da Castellammare. E conoscono poco Viviani e le Terme

Promotore dell’iniziativa Antonio Sessa, giovane cittadino stabiese ed ex rappresentante degli studenti dell’Istituto alberghiero “Raffaele Viviani”, oggi presidente dell’ Organizzazione Giovanile Giovani Stabiesi Arm impegnata nel contrasto al disagio giovanile.
Occorre suggerire le priorità, studiare e trovare le soluzioni.L’e- volversi della società in questi ultimi decenni.
ha privilegiato di fatto l’evoluzione tecnologica e produttiva dando per scontato il patrimonio.storico, culturale, artisti- co, politico ed ambientale del nostro territorio.
Attraverso la conoscenza diretta del territorio, la presa di coscienza che occorre un cambiamento radicale politico, sociale e culturale partendo.dallo studio anche delle radici e delle tradizioni locali.
Ci si propone di stimolare nei Giovani il senso di appartenenza alla comunità di origine, nonché un interesse costruttivo e positivo per il “bene comune” e la valorizzazione del territorio e delle risorse naturali che abbiamo».I risultati sono stati pre- sentati martedì pomerig gio durante l’iniziativa “La città dei giovani” che si è tenuta nella sede dell’associazione “Città viva” e a cui sono intervenuti, oltre ad Antonio Sessa, Nino di Maio, presidente del forum delle associazioni familiari della regione Campania, e Veronica Santaniello, presidente dell’associazione “L’isola dei ragazzi”.
Il questionario si è basato su un mix di domande at risposta aperta e chiusa a cui hanno risposto studenti .
delle scuole superiori di Castellammare.Alla domanda “Ti piace la tua città?” il 66% ha risposto “si”, il 30,4% “abbastan- za”, il 3,3% “no”. «Un dato questo tutto sommato positivo ha commentato Sessa durante la presen- tazione che evidenzia come i giovani siano at- taccati alla propria terra nonostante le forti critici- Michele De Feo QUANTO INTERESSE DAI ALLA POLITICA?
SAI CHI È RAFFAELE VIVIANI?FAI PARTE DI QUALCHE ASSOCIAZIONE?
tà».Un risultato che però è stato completamente ribaltato dagli esiti alla domanda: “Dopo gli stu- di continuerai a vivere nella tua città?” a cui gli studenti hanno risposto “no” per il 70%.
Un dato tremendo ma che pur- troppo è in perfetta linea con i trend nazionali.Nel questionario è stata messa alla prova anche la conoscenza dei giovani della cultura stabiese.
Il 16,3% ha dichiarato di non conoscere le Terme.Stabiane, il 21,7% di non conoscere Raffaele Viviani, il 28,3% di non aver mai assaggiato il biscotto di Castellammare.
Nel test somministrato spazio anche alla sfera politica e associativa.Alla domanda: “Quanto interesse dai alla politica”, ponendo come opzioni di risposta una scala da 1 a 5, dove l’uno è il livello più basso, il 25% degli intervistati ha indicato “1”, il 18,5% “2”, il 32,6% “3”, il 15,2% “4”, e solo l’8,7 % “5”.
Inoltre l’87% degli intervistati ha dichiarato di non far parte di nessuna associazione e, di questi, solo il 2,6 % ne ha fatto parte in passato.Infine il 64,1% ha dichiarato di voler far parte di un’associazione giovanile che si prende cura della città.
Alla domanda aperta: “Di cosa ha bisogno la tua città?” gli studenti.hanno risposto di “una buona amministrazione”, “sindaco e cittadini con senso di responsabilità verso la città”, “di centri e spazi verdi per noi giovani”, “pulizia e sicurezza”, “più ospedali”, “di potenziare le proprie ricchezze favorendo la creazione di posti di lavoro, di rafforzare la sicurezza rendendo la città un ambiente in cui giovani e vecchi desiderano vivere”, “di gente civile”.
Le risposte selezionate sono state quelle che tra i test si sono ripetute più volte.Lo stesso criterio è stato.
utilizzato per la domanda. “Cosa vorresti cambiare della tua città?” a cui gli studenti hanno risposto con “un’amministrazione competente che riesca in ogni area di competenza a fare il meglio possibile collaborando inoltre con tutte la realtà presenti sul territorio che riescono nel loro raggio d’azione a contribuire con professionalità, amore e passione alla cura, prevenzione e sostegno di un cittadino dell’ambiente stesso”, “la mentalità, la pulizia delle strade e il decoro urbano, la balneabilità sul lungomare”, “ridurre l’inquinamento”, “potenziare i mezzi pubblici che non sono per niente puntuali o utili”, “la pulizia della città, “i cittadini più responsabili”, “strutturazione de- gli edifici abbandonati”.Spazio anche ai pareri sulla villa comunale, lo spazio di aggregazione giovanile per antonomasia a Castellammare.
I giovani hanno chiesto “più spazi per diverse.attività”, “la riqualifica dell’arenile”, l’introduzione di “tavoli per consumare cibo”, di “qual- che attrezzo ginnico e chiosco beverage e food”.
Altri invece immaginano il lungomare “impeccabile nella manutenzione del verde, dell’illuminazione con eventi che possano attrarre bam- bini e adulti e con una spiaggia completamente balneabile per accoglie- re i residenti e i turisti”.Alla fine dell’incontro è stata lanciata la proposta di stipulare il “Patto per i Giovani” tra scuole, enti del territorio, comune, Città Metropolitana e Regione affinchè vengano prese in considerazione le problematiche sollevate dagli esiti del questionario.
Attualità
Castellammare, panchine installate per combattere la sosta selvaggia

Sosta selvaggia sui marciapiedi di via Giuseppe Bonito, nella mattinata di martedì 11 marzo la squadra manutenzione del Comune di Castellammare di Stabia ha provveduto ad installare nuove panchine con l’obiettivo di migliorare la fruibilità degli spazi pubblici e prevenire l’accesso improprio dei veicoli in aree pedonali.Un intervento che si inserisce nell’ambito di un più ampio piano di riqualificazione urbana volto a garantire maggiore sicurezza per i pedoni e a contrastare il fenomeno della sosta selvaggia.
L’iniziativa si è resa necessaria dopo alcune segnalazioni da parte dei cittadini che hanno lamentato la presenza di autovetture in sosta sul marciapiede che insiste nei pressi dell’ex Cinema Montil.
Attualità
Castellammare, ecco il piano spiagge: arenile libero ma a Pozzano resta tutto uguale

Il 70% delle spiagge saranno libere, solo a Pozzano resteranno i lidi privati.E’ in sintesi il Piano spiagge approvato dalla giunta comunale di Castellammare di Stabia.
Il piano suddivide la costa in quattro zone, a partire da Marina di Stabia fino a Pozzano.Due di queste due zone sono rappresentate dai due porti, le aree B e D riguardano rispettivamente l’arenile antistante la villa comunale fino a via de Gasperi e la zona balneare di Pozzano.
“La finalità è quella di garantire che la maggioranza delle spiagge siano libere – si legge nel piano spiagge – garantendo allo stesso tempo la fruizione da parte della cittadinanza di attrezzature sportive e di partecipare ad eventi e manifestazione che l’amministrazione intende promuovere allo scopo di migliorare l’offerta turistico-ricreativa”.
Per quanto riguarda l’arenile di Corso Garibaldi ci sarà spazio per eventi e per la libera frequentazione dei bagnanti: “L’arenile della Villa Comunale è destinato a spiaggia di libera fruizione in particolare circa 64.800 mq.Una porzione di tale area di libera fruizione è predisposta per eventi e/o manifestazione a carattere temporaneo promosse e/o patrocinate dall’Amministrazione comunale.
In corrispondenza della banchina di ‘Zi’ Catiell’ è predisposta un’area libera di circa 3.100 mq, per le iniziative delle associazioni sportive.All’estremità dell’arenile è prevista una spiaggia di libera fruizione di circa 3.450 mq destinata all’accoglienza degli animali d’affezione”.
Un piano che non lascia spazio a interpretazione, anche se rinuncia – per il momento – a regolare le concessioni demaniali di Pozzano, dove nel corso degli anni i prezzi dei lidi sono aumentati all’impazzata a discapito degli stabiesi.
Cronaca
A lezione dal fiume Sarno: da fiume più inquinato d’Europa ad esempio di rinascita

A lezione dal fiume Sarno.Pur essendo un corso d’acqua non molto lungo, il fiume Sarno ha un bacino notevolmente esteso, che comprende diversi comuni.Inoltre, se si considerano anche i due affluenti, il Sarno tocca persino tre province (Avellino, Salerno e Napoli).
Tristemente noto come il “fiume più inquinato d’Europa”, il fiume Sarno sta in realtà conoscendo un progressivo disinquinamento.All’emergenza ambientale hanno contribuito tanto la mancanza di reti fognarie in diversi comuni dell’area, quanto gli scarichi delle industrie conciarie (Solofra) e conserviere (agro nocerino-sarnese).Nel 2016, dopo una gestione commissariale durata diversi decenni, la Regione Campania, insieme all’Ente Idrico Campano e all’azienda Gori, ha avviato il progetto “Energie per il Sarno”.Il progetto prevede, come obiettivo da attuare entro il 2025, l’eliminazione di 113 scarichi fognari non depurati, il completamento degli schemi fognari dei comuni del bacino del Sarno e la dotazione di oltre il 90% del territorio dei servizi fognari e depurativi, ottimizzando altresì gli impianti di depurazione.
Credo che, come società civile e come comunità ecclesiale (all’incirca cinque diocesi), la storia del fiume Sarno ci stia insegnando diverse lezioni.Prima di tutto, la necessità di uscire da una sorta di indifferenza o rassegnazione.Di fronte a un’emergenza che è durata mezzo secolo, molti cittadini hanno assunto un atteggiamento di sopportazione e di convivenza con questa minaccia.Lo si è percepito anche negli ultimi anni, quando, nonostante il lento ma costante risanamento del fiume accompagnato da una campagna di informazione, molti abitanti non hanno prestato attenzione a questo cambiamento, ripetendo giudizi ormai stereotipati.
La storia del Sarno offre alla comunità cristiana un’altra lezione, legata alle priorità e alle scelte.L’attenzione che le chiese nutrono per il territorio è ancora inficiata da un certo “umanesimo troncato”, se così possiamo definirlo.Come parrocchie, associazioni di volontariato, movimenti, ci occupiamo (giustamente) dei bisogni delle persone che vivono situazioni di marginalità (cibo, cure, lavoro, scuola, tempo libero), ma non prestiamo altrettanta attenzione all’ambiente circostante e nemmeno facciamo rientrare nella catechesi e nella predicazione le tematiche ambientali.Sequestriamo valori come la vita e la dignità umana, relegandoli solo ad alcuni ambiti (spesso ad alto tasso ideologico), dimenticando che siamo parte di un mondo creato che, se non preservato, non avrà futuro (esseri umani compresi).
Papa Francesco, nella Laudato si’, ci ricorda che “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” (LS, 139).La cura della casa comune non è un’opzione, ma una responsabilità morale e spirituale.Il degrado ambientale e quello sociale procedono di pari passo e solo un cambiamento culturale profondo può invertire la rotta.Tuttavia, non possiamo aspettarci un cambiamento ambientale senza un cambiamento personale.
La cura dell’ambiente parte dai piccoli gesti quotidiani, dalla consapevolezza di come le nostre azioni incidano sul mondo che ci circonda.Un uso responsabile delle risorse, la riduzione degli sprechi, l’adozione di stili di vita più sostenibili: tutto ciò non è solo una scelta ecologica, ma anche un percorso di conversione interiore. “Il cambiamento delle strutture non sarà efficace se non si accompagna a una sincera conversione degli atteggiamenti e dei cuori” (LS, 218).Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte, affinché il fiume Sarno, così come tanti altri luoghi della nostra terra, possano tornare a essere simboli di bellezza e vita.La storia del fiume Sarno può essere una storia di riscatto, nella misura in cui il recupero di molti territori (l’intero golfo di Napoli sta diventando balneabile) si accompagna con una rigenerazione delle nostre coscienze.
L’impegno per l’ambiente non è solo una questione politica o tecnica, ma un atto di giustizia verso le future generazioni, un’espressione concreta di quella “ecologia integrale” di cui il nostro tempo ha urgente bisogno.
Don Salvatore Abagnale
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