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Il sindaco butta la palla in tribuna, il rimpasto slitta al 2020

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Cimmino

Attendista. Uno che la palla in tribuna riesce a buttarla sempre e comunque. Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare e leader del centrodestra stabiese. Uno scaltro politicamente. Non a caso sta riuscendo nel tentativo di far slittare per un altro anno il rimpasto di giunta, che aveva fatto intravedere agli alleati prima della pausa estiva e in occasione del voto sul bilancio. Al ritorno dalle ferie, invece, i cambi in giunta restano un miraggio. Probabilmente ci riuscirà anche, al cospetto di una maggioranza priva di personalità politiche di peso.

LA QUESTIONE VICESINDACO

A Cimmino tutto è stato concesso. Prima di Ferragosto il blitz della nomina a vice di Fulviò Calì sembra quasi passata sotto traccia. Il sindaco ha i poteri per farlo, ma avrebbe dovuto comunque informare la maggioranza. Ma ha preferito promuovere Calì nel pieno delle ferie estive. Un classico. E adesso il posto lasciato vacante dalla scomparsa di Lello Radice resterà comunque congelato. Qualcosa potrebbe muoversi quando Calì deciderà di rassegnare le dimissioni. Nelle stanze di Palazzo Farnese l’assessore tecnico prestato dal centrosinistra l’ha già annunciato: “Dopo il Puc vado via”. Ma potrebbero volerci anche anni prima di portare a casa il documento urbanistico più importante per l’amministrazione. Soltanto chi siede tra i banchi del consiglio e non ha esperienza politica alle spalle, può bersi la storiella di un addio imminente. Tutt’altro.

LO SLITTAMENTO

La palla in tribuna Cimmino l’ha buttata anche in relazione alla posizione di Gianpaolo Scafarto. Con il caso Consip che funge da spada di Damocle, il primo cittadino vuole attendere gli sviluppi del procedimento a carico dell’ex maggiore del Noe. Mentre per la sostituzione di Lello Radice, Cimmino si appella a una “questione di rispetto”. E quindi tutto è destinato a slittare all’anno nuovo, quando ci sarà da affrontare il nodo delle candidature alle regionali. Uno su tutti è pronto alla sfida: Vincenzo Ungaro. E anche la sua poltrona di presidente del consiglio comunale potrebbe rientrare nelle trattative politiche, a meno che non si impunti Emanuele D’Apice, il primo eletto della maggioranza che ha dovuto rinunciare alla poltrona più importante dell’aula Falcone-Borsellino in favore di Ungaro. Con le regionali tutte le questioni verranno al pettine.

DANIELE DI MARTINO

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