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Rifiuti, stop all’aumento dei costi. Si rischia un danno erariale
Stop all’adeguamento dei costi di smaltimento dei rifiuti, si rischia un danno erariale per il Comune di Castellammare. Le cronache delle ultime settimane si sono occupate della crisi degli impianti che accolgono la frazione umida (organico). Crisi che ha portato i prezzi alle stelle per il conferimento di tale tipologia di rifiuto presso gli impianti di trasferenza. Per questo motivo l’azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a Castellammare, l’Am Tecnology, ha chiesto la revisione del prezzo.
Cosa vuol dire?
Il capitolato d’appalto prevede che l’azienda debba provvedere allo smaltimento, portando in dote un impianto e anticipando i costi a un prezzo stabilito a base di gara. C’è un problema: così come accade nella maggior parte dei capitolati che prevedono costi a carico dell’azienda affidataria, la progettazione di tale appalto è avvenuta molti anni prima del reale affidamento. In questo caso nel 2015 fu redatto il capitolato, mentre la gara europea si è conclusa ad inizio 2017. Quindi il prezzo indicato per lo smaltimento della frazione umida era di appena 120 euro a tonnellata. Nel frattempo il mercato ha fatto lievitare i costi e adesso le aziende si ritrovano a dover far fronte a tali rincari. Questo vuol dire che il Comune rimborsa i costi secondo il prezzo a base di gare (quindi a 120 euro), mentre l’impresa si ritrova a dover sborsare realmente dai 210 ai 250, in qualche caso arrivando a pagare anche 300 euro a tonnellata. Una follia. In questo caso la gestione diventa insostenibile e le perdite rischiano di azzerare gli utili, se non creare perdite importanti per l’azienda. ù
Adeguamento da 140mila euro
Nel caso di Castellammare, l’azienda chiede un adeguamento di 140mila euro al mese. Questo vuol dire che il prezzo iniziale di 120 euro a tonnellata diventerebbe più o meno 180 euro a tonnellata. E comunque al di sotto delle cifre da capogiro che in questo momento storico agitano il settore dei rifiuti a causa della crisi degli impianti campani. Il vero problema è che nella regione non ci sono impianti di compostaggio, ma solo di trasferenza. Questo vuol dire che una volta trattati i rifiuti dalle diverse piattaforme, questi vengono trasferiti nelle regioni del nord. Quindi con costi ben maggiori.
I rischi
Ebbene l’adeguamento richiesto dall’azienda non è ancora stato accettato. Anzi, dalle cronache locali pare sia stato addirittura bloccato dai vertici dell’amministrazione, a causa di contestazioni che il settore Ambiente avrebbe mosso all’azienda che gestisce il servizio di igiene urbana per via di presunte inadempienze. Ma è proprio qui che si rischia un danno erariale. Le eventuali penali da applicare non vanno di pari passo con l’adeguamento dei costi di smaltimento. Fare ancora melina su questa vicenda potrebbe generare un contenzioso con la ditta e quindi un probabile danno erariale per l’ente. Mentre qualcuno esulta per aver bloccato un eventuale aumento della Tari. Ma così facendo si rischia una doppia beffa per il Comune.
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