Cronaca
Castellammare. Inchiesta Cirio, la dirigente frenò sulla licenza: «Deve passare prima in consiglio comunale»
Castellammare di Stabia. Un ruolo importante in questa storia l’ha giocato Lea Quintavalle, dirigente all’urbanistica del Comune di Castellammare. Nonostante la nomina del commissario ad acta, era sempre la super funzionaria di Palazzo Farnese ad emettere pareri, senza seguire le indicazioni del tecnico nominato dalla Provincia, per la Procura corrotto da Adolfo Greco tramite l’ingegnere Antonio Elefante.
Nell’ordinanza di circa 600 pagine ci sono tutte le conversazioni tra i tecnici incaricati dalla Polgre Europa 2000 e i funzionari indicati da Comune e Provincia. Tutto ruota attorno a una procedura da seguire. Per anni a Palazzo Farnese nessuno si è espresso sulla richiesta di licenza e questa condizione ha determinato la nomina di un commissario ad acta da parte della provincia, con un decreto firmato da Antonio Pentangelo, all’epoca dei fatti presidente facente funzioni. Secondo la Procura l’attuale deputato di Forza Italia avrebbe scelto Maurizio Biondi perché indicato da Luigi Cesaro, in quanto collega di studio del figlio Francesco. E nelle conversazioni intercettate ci sono molti dialoghi tra l’architetto Cesaro (figlio di Luigi) e lo stesso commissario ad acta.
Ma assumono una parte rilevante anche la corrispondenza e le telefonate intercettate tra il commissario Biondi e Lea Quintavalle, dirigente del Comune di Castellammare. I Greco, in più di un’occasione la bollano come «una comunista», convinti che non rilascerà mai l’autorizzazione a costruire. In effetti la Quintavalle, nominata responsabile del procedimento dallo stesso Biondi, esprime il suo parere scritto e lo anticipa al commissario ad acta con una mail informale. Per la dirigente del Comune la procedura così come sta andando avanti non va bene. L’opera si può fare ma deve passare attraverso un piano urbanistico attuativo (Pua), che però sarebbe dovuto passare per il consiglio comunale, con tutte le insidie politiche del caso. E proprio questo passaggio politico è quello che i Greco avrebbero voluto evitare. Anche l’ingegnere Elefante non era d’accordo con la Quintavalle, ritenendo l’opera un «intervento edilizio diretto e quindi non subordinato al parere del consiglio comunale».
Il commissario Biondi a quel punto si convince e prende l’impegno con Elefante di voler parlare un’ultima volta con Lea Quintavalle e convincerla a cambiare idea. Nulla da fare. Da qui le intenzioni di Elefante di capovolgere il tavolo e presentare un esposto alla Procura, accusando la dirigente comunale di abuso d’ufficio e falso, «così l’azione penale la facciamo noi… e stiamo coperti» dice in un colloquio con Adolfo Greco. (Daniele Di Martino)
(4. CONTINUA)
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