Dalla Nigeria a Castellammare per cantare il suo viaggio: la storia finisce in un libro

Dalla Nigeria a Castellammare di Stabia, un viaggio segnato da difficoltà e speranza che oggi trova voce nella testimonianza di Abdulrahman Shuab, in arte Maestros, che vive in provincia di Napoli.Sabato ha preso parte alla presentazione dell’antologia “Sono una voce – Storie migranti” (Terre di mezzo editore), nell’ambito della 41a edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, la più importante manifestazione italiana dedicata alla memoria autobiografica e popolare che si svolge a Pieve Santo Stefano (Arezzo).La sua storia, intensa e toccante, è stata selezionata tra le testimonianze finaliste del progetto DiMMi – Diari Multimediali Migranti 2024.Accanto alla sua testimonianza ci sono anche quelle di altri migranti che hanno vissuto percorsi unici, le cui voci sono state raccolte in un volume che celebra memoria, resistenza e creatività.

Nel racconto autobiografico, Abdulrahman rievoca il suo viaggio dalla Nigeria verso l’Italia, l’arrivo a Napoli “senza scarpe, senza maglietta, da solo, così come arrivato in questo mondo”, e il percorso di rinascita che lo ha portato a scoprire la sua vocazione musicale.A coronare la testimonianza, il libro contiene non solo un QR code che consente di ascoltare la sua canzone “SABI”, ma anche una serie di illustrazioni artistiche che raccontano il suo viaggio, pubblicate in un libricino dedicato intitolato “Disegnami” ed esposte durante il Premio Pieve 2025.La sua vicenda personale risuona con drammatica attualità: storie simili continuano a scriversi ogni giorno lungo le rotte migratorie del Mediterraneo, dove uomini e donne affrontano viaggi di speranza e di rischio in cerca di un futuro migliore.L’incontro è stato coordinato da Gaia Colombo con la partecipazione di personalità di rilievo internazionale come Samah Jabr, Maria Nadotti, Alba Marina Ospina Domínguez e Alessandro Triulzi, con la traduzione di Paule Roberta Yao.

La presenza di Abdulrahman Shuab al Premio Pieve 2025 non rappresenta soltanto un riconoscimento personale, ma anche la conferma del valore universale delle storie migranti, capaci di trasformarsi in letteratura, musica e memoria collettiva.