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Caos Juve Stabia, club commissariato dalla Procura Antimafia

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Arriva come un colpo che non ti aspetti la notizia del commissariamento della Juve Stabia.E’ stata disposta l’amministrazione controllata per la società sportiva a causa di presunte infiltrazioni mafiose.Il decreto – che riguarderebbe anche altre società che si occupano dei servizi annessi alle manifestazioni sportive – è stato emesso dal tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, del Procuratore Nazionale Antimafia e del Questore di Napoli.

A gestire la società sarà adesso un pool di professionisti appositamente nominato.Nella mattinata odierna, personale della Polizia di Stato della Questura di Napoli e del Servizio Centrale Anticrimine ha dato esecuzione al decreto applicativo della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria, emesso dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione
in data 13 ottobre 2025 nei confronti della S.S. Juve Stabia S.R.L., con sede legale in Castellammare di Stabia (NA), ai sensi dell’art. 34 del d.Lgs.n. 159/2011.Il provvedimento è stato adottato su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e del Questore di
Napoli, a seguito di un’articolata attività investigativa e di analisi patrimoniale che ha consentito di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan D’Alessandro, egemone nel territorio stabiese.Le indagini, confortate altresì da convergenti contributi dichiarativi di collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis ord. pen., tra l’altro anche del clan Cesarano, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sia stata, nel tempo e contestualmente, affidata a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D’Alessandro – nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e del servizi sanitari, nonche, fino al 2024, del trasporto della prima squadra – configurandosi di conseguenza un oggettivo sistema di
condizionamento mafioso dell’attività economica della società.La compagine calcistica, nel suo attuale assetto societario e proprietario, è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin
dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento di presenze e interessi mafiosi e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione.

È quanto emerso, per esempio, nel nevralgico settore della gestione della sicurezza e dello stewarding, dove l’assenza di rigorosi strumenti di verifica e garanzia dei soggetti economici
contraenti, cui è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi.

Tale circostanza è risultata palesemente dalle specifiche verifiche compiute nel corso degli accertamenti, allorquando, in occasione della partita Juve Stabia – Bari dello scorso 9 febbraio
2025, personale del Commissariato di Castellammare di Stabia ha verificato che ai tornelli di D.A.spo.accesso alla Curva San Marco dello Stadio Menti, riservato ai tifosi locali, era presente con ruolo attivo al filtraggio, accanto al personale steward, un esponente del tifo organizzato già colpito da Altresì, con riferimento al servizio di ticketing, le indagini hanno portato alla luce una prassi diffusa e quantomeno potenzialmente idonea – attraverso punti vendita analogamente compromessi e rilascio di biglietti con dati anagrafici alterati – a consentire l’accesso allo stadio di soggetti
pregiudicati e colpiti da D.A.spo, molti dei quali contigui al clan D’Alessandro. È emersa infatti la diffusa infiltrazione da parte del medesimo clan nella tifoseria organizzata locale, come evidenzia il corposo lavoro di analisi delle presenze certificate allo stadio, nonché dai numerosi provvedimenti di divieto di accesso allo stadio, anche fuori contesto, emessi nel corso della stagione calcistica
trascorsa.In tale periodo sono stati emessi 22 divieti di accesso fuori dal contesto di episodi violenti in occasione di gare calcistiche, relativi ad altrettanti pregiudicati appartenenti o contigui al clan,
alcuni con ruoli di promozione del tifo organizzato, mentre 16 divieti sono stati emessi in occasione di episodi violenti durante le partite.La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso, nell’evento organizzato dal comune di Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra.

Circostanza nella quale i rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni colpiti da D.A.spo e con profili di contiguità criminale, si sono proposti pubblicamente sul palco con vertici della società di calcio, autorità civili e istituzioni pubbliche.Non da ultimo, presentano significativi indici di condizionamento le scelte operate dalla società calcistica in ordine ai responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali già destinatario di provvedimenti ad opera della giustizia sportiva, attestanti radicate e consolidate relazioni con il clan.La misura dell’amministrazione giudiziaria, di natura non ablativa, è finalizzata, al ripristino della legalità e della trasparenza gestionale, interrompendo il circuito di agevolazione mafiosa, di fatto
instauratosi e restituendo alla società condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa.

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