Cronaca
Inchiesta sulla cessione dell’Avis ai bulgari, la fabbrica finisce sotto sequestro
Sigilli a immobili in tutta Italia, presunta maxi-truffa ai danni dei proprietari dello stabilimento di via Napoli: 21 indagati
Inchiesta sulla cessione dell’Avis a una società bulgara, l’area di via Napoli finisce sotto sequestro. Dopo un’articolata indagine della guardia di Finanza di Rovigo, arrivano i sigilli l’ex fabbrica di carozze per treni e altri fabbricati e terreni in tutta Italia. I vecchi proprietari di questi immobili, compresi i titolari dell’Avis, sarebbero stati truffati da società straniere intestate a prestanomi, secondo quanto accertato dalle fiamme gialle.
L’EX FABBRICA
L’area di via Napoli, che necessiterebbe anche di una bonifica per la presenza di amianto interrato, è di proprietà della società Magna Stabiae Srl, con sede a Pozzuoli. Società che col tempo è stata acquisita – secondo le visure camerali – al 100% della Suisse Finance Group Ead, che dal nome sembrerebbe una società svizzera. E invece ha sede a Sofia, proprio in Bulgaria, lì dove secondo le fiamme gialle sarebbe partita la truffa. Da uno screening sull’azienda Magna Stabiae Srl, si evince anche che le quote societarie sono state a loro volta sequestrate nel 2019 dal Tribunale di Napoli.
LA MAXI INCHIESTA
L’indagine è molto più ampia e i presunti truffati provengono da tutta Italia. Infatti, in prosecuzione dell’attività che ha condotto le Fiamme Gialle di Rovigo nel febbraio scorso all’esecuzione di un sequestro preventivo per un valore di oltre 14 milioni di euro, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rovigo ha dato esecuzione, con la collaborazione di vari reparti del Corpo a livello nazionale, a un nuovo decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Rovigo, su richiesta della locale Procura della Repubblica – al fine di cautelare un patrimonio immobiliare di significativa entità, accumulato con una serie di truffe, perpetrate prospettando finanziamenti o cessioni a investitori esteri. Sono stati sequestrati un complesso industriale (L’AREA AVIS), 16 fabbricati e 16 terreni per un valore complessivo di 26,4 milioni di euro, dislocati nei Comuni di Castellammare di Stabia, Magliano in Toscana e S. Teodoro nonché la totalità delle quote societarie di una società per azioni per un valore di 20 milioni di euro, il tutto per un valore complessivo di circa 47 milioni di euro. Ventuno sono i soggetti indagati a vario titolo per truffa, riciclaggio ed autoriciclaggio di cui 13 di nazionalità italiana e 8 di nazionalità straniera. Il meccanismo fraudolento, attuato in modo sistematico, prevedeva l’avvicinamento di imprenditori o di privati, bisognosi di finanziamenti, da parte di sedicenti commercialisti/broker nazionali che prospettavano l’interesse, da parte di investitori stranieri (bulgari), all’acquisto di società nazionali o di immobili di proprietà privata, in alcuni casi di particolare pregio. Le vittime venivano così spinte a cedere le quote societarie o i propri immobili a società bulgare o inglesi (talora intestate a prestanome), con la prospettiva di un pagamento del corrispettivo con scadenze dai 6 mesi ad un anno e con fittizie garanzie fideiussorie. Nell’attività di intermediazione è intervenuta una società romana, che veniva prospettata come economicamente solida, su cui invece pendeva un’istanza di fallimento (e infatti poi è fallita a settembre 2019) la quale, a garanzia delle compravendite, avrebbe dovuto rilasciare polizze fideiussorie, rivelatesi poi false ed il cui legale rappresentante era contestualmente amministratore di una delle società bulgare o inglesi. Attraverso vari passaggi negoziali, le vittime perdevano così sia la titolarità delle società in cui erano confluiti i beni, che i beni stessi. Una volta completata la ‘spoliazione’ venivano poi operate ulteriori alienazioni dei beni ovvero delle quote societarie delle società interessate, così da frapporre ostacoli all’identificazione della provenienza delittuosa dei beni, integrando le condotte di riciclaggio e facendo in modo che le proprietà rimanessero sempre sotto la sfera di influenza degli artefici della frode. A tal fine venivano appositamente costituiti dei GEIE (Gruppo Europeo di Interesse Economico) nel cui patrimonio confluivano i beni precedentemente sottratti. Per frapporre un ulteriore schermo a protezione di tale patrimonio veniva inoltre creato un trust o venivano simulate cessioni a terzi.
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