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Il killer di Tommasino confessa altri omicidi nella tesi di laurea

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Ha confessato altri due omicidi per i quali non era ancora stato processato. Nella tesi di laurea di Catello Romano, killer del commando che ammazzò Gino Tommasino, ci sono aspetti inediti della sua vita criminale vissuta in gioventù, fianco a fianco con Renato Cavaliere, colui che definisce “compare di malavita”, altro killer del clan D’Alessandro poi divenuto collaboratore di giustizia.La tesi di laurea dal titolo “fascinazione criminale”, ammettendo di essere stato attirato dalla malavita grazie al film “Il Camorrista” che narra la storia criminale di Raffaele Cutolo, il superboss della nuova camorra organizzata, l’organizzazione che ha insanguinato la Campania negli anni ‘80.

«Mi chiamo Catello Romano.

Ho 33 anni e sono in carcere da 14 anni ininterrotti.Ho commesso crimini orrendi e sono stato condannato per diversi omicidi di camorra.

Quella che segue è la mia storia criminale».Una tesi che somiglia molto più a un romanzo.

Da qui la confessione di altri due agguati mortali.Il primo con il duplice omicidio di Carmine D’Antuono e Federico Donnarumma, uccisi il 28 ottobre del 2008: «L’evento più violento, traumatico, irrimediabile della mia vita» lo definisce.

Anche perché Donnarumma, vittima innocente, non doveva morire: «Non so perché l’ho fatto, ancora non me lo spiego».L’altro omicidio è quello di Nunzio Mascolo, sempre nel 2008, l’anno in cui il clan D’Alessandro ordinò di eliminare la vecchia guardia.

Romano racconta di aver coinvolto anche la sorella, a sua insaputa, in un appostamento per studiare l’agguato.

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