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Andy Byron, la ‘kiss cam’ e il diritto alla riservatezza: quando la musica diventa un palcoscenico troppo pubblico

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Andy Byron, la ‘kiss cam’ e il diritto alla riservatezza: quando la musica diventa un palcoscenico troppo pubblico

Andy Byron, amministratore delegato della nota azienda tech Astronomer, è finito suo malgrado sotto i riflettori durante un concerto dei Coldplay.Non per un merito professionale o una dichiarazione pubblica, ma per una ripresa della ‘kiss cam’ che lo ha immortalato accanto a una donna che non era sua moglie.Il video è diventato virale, aprendo un caso di esposizione pubblica indesiderata con risvolti personali, aziendali e legali.Durante uno dei concerti sold out dei Coldplay, come accade spesso negli eventi di massa, una telecamera ha inquadrato tra il pubblico Andy Byron mentre si lasciava andare a un momento di intimità con una donna.

Il video, diffuso sui maxi schermi dell’evento e poi condiviso sui social, ha generato polemiche e speculazioni.In seguito all’esposizione, Byron ha pubblicato un comunicato ufficiale porgendo pubblicamente le sue scuse alla moglie, alla famiglia e al suo team: “Quella che doveva essere una serata di musica e gioia si è trasformata in un errore profondamente personale, andato in scena su un palcoscenico molto pubblico”.Il caso ha immediatamente suscitato una riflessione sul confine sempre più labile tra sfera privata e visibilità pubblica.Byron ha denunciato come “inquietante” che un momento che considerava privato sia diventato spettacolo virale senza il suo consenso.

Ma è davvero così?In un evento pubblico, filmato da decine di telecamere e frequentato da migliaia di persone, è legittimo aspettarsi riservatezza?Dal punto di vista giuridico, l’episodio chiama in causa il diritto alla riservatezza e il diritto all’immagine.Tuttavia, nel contesto di un evento pubblico, soprattutto se promosso da una grande organizzazione e con chiara comunicazione di riprese in corso, l’aspettativa di privacy si riduce notevolmente.

Una possibile soluzione normativa e organizzativa potrebbe consistere nell’inserire tra le clausole contrattuali dell’acquisto del biglietto una dichiarazione esplicita: ovvero la consapevolezza da parte dello spettatore di trovarsi in un ambiente sottoposto a riprese audio-visive, potenzialmente trasmesse o condivise.L’incidente di Andy Byron è più di un semplice pettegolezzo da social.Racconta di una società che, anche nei momenti di intrattenimento, fatica a tutelare la dimensione umana.Dove finisce il diritto del pubblico a documentare e condividere, e dove inizia quello dell’individuo a non essere trasformato in spettacolo contro la sua volontà?

Forse, tra musica, luci e tecnologia, serve tornare a chiederci cosa significhi veramente rispetto, anche quando si è solo spettatori.Come ha ricordato lo stesso Byron, citando i Coldplay: “Le luci ti guideranno a casa”.Ma in un mondo dove tutto si registra, basteranno le luci a riportarci al rispetto reciproco?

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