Cronaca
Ospedale di Gragnano, servono altre stanze per le vaccinazioni: a rischio chiusura il reparto di oncologia
Punto di eccellenza dell’area a Sud di Napoli rischia lo stop perchè servono altre stanze da dedicare alla vaccinazione anticovid
Il reparto di oncologia dell’ospedale di Gragnano rischia di chiudere. E’ quanto si apprende da fonti ospedaliere. Il motivo legato alla sospensione delle attività sarebbe riconducibile alla campagna di vaccinazione anticovid. Servono infatti ulteriori stanze da dedicare al già attivo punto di vaccinazione dell’ospedale e l’intenzione sarebbe proprio quella di usufruire dei locali del reparto dove quotidianamente decine di pazienti neoplastici, provenienti dall’intero comprensorio, si affidano alle cure del personale sanitario per specifiche terapie o a visite di controllo e consulenze mediche.
Nel tempo il reparto, considerato un’eccellenza dell’ASL Napoli 3, è diventato punto di riferimento per tantissime persone che risiedono in tutta l’area a Sud di Napoli. L’attività non è stata fermata neanche dall’emergenza sanitaria con tutte le difficoltà connesse. Il reparto ha infatti garantito le attività ambulatoriali e le terapie in sicurezza anche attraverso la somministrazione di tamponi e test rapidi ai pazienti e al personale impiegato nella struttura per isolare eventuali casi positivi che non sono mancati nel corso di questi mesi. Le prenotazioni per ricevere assistenza sanitaria sono all’incirca 2mila. Sarebbero, inoltre, già stati effettuati sopralluoghi per valutare la riconversione dell’intero reparto. Ma non esiste solo il Covid.
Anche l’Associazione Italiana di Oncologia Medica ha lanciato l’allarme sull’aumento di mortalità dovuto ai ritardi nelle cure. Il Covid ha sicuramente fatto passare in secondo piano atri tipi di patologie con conseguenze da non sottovalutare. L’ultima evidenza arriva da una revisione di 34 studi pubblicata sul Bmj che dimostra come ogni mese di ritardo nelle cure dei tumori, accumulato a causa della pandemia da Covid-19, può aumentare il rischio relativo di mortalità. Incremento che oscilla tra il 6% e il13% in più rispetto a chi riceve il trattamento nei tempi ottimali, e che può aumentare ancora quanto più a lungo si ritardano le cure.
A lanciare il monito è il segretario dell’ Associazione Italiana di Oncologia Medica Massimo Di Maio che ricorda come «i tempi di latenza nella presa in carico dei pazienti affetti da tumori aggiungono una voce ‘indiretta’ al terribile conto dei danni provocati dal Covid. Per molti tipi di trattamento in numerosi tipi di tumore, i dati documentano un impatto significativamente negativo del ritardo in termini di aumento di mortalità (e quindi riduzione delle chance di guarigione). Nella maggior parte dei setting in cui l’evidenza a disposizione era sufficiente per produrre risultati affidabili, un ritardo nella chirurgia, o nella radioterapia, o nella chemioterapia si traduce in un aumento del rischio di morte di vari punti percentuali». Emilio D’Averio
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