Attualità
E’ morto Silvio Berlusconi, va via un pezzo di storia dell’Italia

E’ morto all’ospedale San Raffaele di Milano dove era nuovamente ricoverato da venerdì sorso Silvio Berlusconi. Il leader di Fi aveva 86 anni.
Il fratello Paolo e i figli Eleonora, Barbara, Marina e Pier Silvio sono all’ospedale San Raffaele dove l’ex premier e leader di FI ed ex premier è morto stamani. Tutti erano arrivati nel giro di pochi minuti. L’ex premier era entrato nella struttura venerdì scorso per essere sottoposto ad “accertamenti programmati” legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffre da tempo. Ma le sue condizioni si sono aggravate all’improvviso.
LA STORIA POLITICA
E’ stato per quasi trent’anni il leader indiscusso dei moderati, degli italiani ai quali proponeva ipnoticamente più benessere e meno tasse, il fondatore della politica dell’immagine, il leader di uno schieramento, quello di centrodestra, che prima di lui non c’era. Ma anche dominatore nel mondo del calcio con le coppe vinte dal suo Milan.
Per tutti questi motivi Silvio Berlusconi è stato anche il demone della sinistra, il totem negativo di chi inorridiva per la commistione tra politica e aziende e non gli perdonava di governare controllando un impero mediatico che ha avuto un grande peso nella sua velocissima ascesa al governo.
Ma prima della “discesa in campo”, Berlusconi è un imprenditore di successo che, partito come giovane di belle speranze e, occasionalmente cantante sulle navi da crociera, aveva costruito quartieri residenziali a Milano, lanciato le tv private che hanno rotto il monopolio della Rai, comprato una squadra di calcio. Fino ad allora l’interesse per la politica era limitato alle ricadute che le decisioni prese in Parlamento potevano avere sulle sue aziende: l’amicizia con Bettino Craxi gli garantiva un occhio di riguardo nel Palazzo e tutto sembrava filare liscio. Fu dopo il crollo della prima Repubblica che Berlusconi si convinse che solo lui poteva essere in grado di fermare l’avanzata dei post-comunisti di Achille Occhetto che sembravano destinati alla vittoria. Per riuscire nell’impresa salpò con il piglio di un pirata archiviando in un batter di ciglio la felpata ortodossia democristiana e sradicò dalla notte alla mattina i paletti che bloccavano la crescita di un’area di centrodestra: sdoganò infatti i post-missini di Fini e i leghisti di Bossi, quando i primi erano visti ancora come impresentabili neofascisti e i secondi come rozzi valligiani che agitavano il cappio in aula contro i politici corrotti.
La campagna elettorale del ’94 vide il trionfo di un Berlusconi dominatore del mezzo televisivo (fece epoca la calza messa davanti alla telecamera per dare più sostanza all’immagine del viso e i rialzi nelle scarpe). La prima volta di Berlusconi al governo segnò l’apertura di una nuova epoca politica, in cui i rituali della prima Repubblica furono messi in soffitta. La legislatura partì all’insegna dell’arroganza dei vittoriosi (quella che fa dire a Cesare Previti “non faremo prigionieri”) ma si chiuse due anni dopo con un duplice schiaffo: l’arrivo di un avviso di garanzia durante il G7 di Napoli e il ribaltone nel quale era coinvolto anche l’alleato Umberto Bossi. Costretto all’opposizione, nella legislatura seguente cercò di uscire dall’angolo dicendo sì all’offerta dalemiana della bicamerale e al “patto della crostata” a casa Letta. Fu in questi anni che Berlusconi affinò le sue doti di politico arrivando a monopolizzare e influenzare la politica italiana sia quando era al governo sia negli anni dell’opposizione.
Dopo i cinque anni del centrosinistra a Palazzo Chigi ecco il quinquennio berlusconiano (2001-2006), che si apre sulla spinta del “contratto con gli italiani” siglato a Porta a Porta. Mossa irrisa dagli avversari ma che probabilmente gli procurò i voti necessari per vincere: fu un lungo periodo (record di durata nella storia della Repubblica) in cui il Cavaliere dedicò gran parte delle energie a difendersi dalle accuse che gli arrivarono dalle procure, compresa quella di essere iscritto alla Loggia P2. Sono di quegli anni le leggi ad personam che vennero approvate dalla maggioranza per risolvere i crescenti guai giudiziari del Cavaliere: legge Cirami, legge Pecorella, legge Cirielli, lodo Schifani, lodo Alfano. Ed è in quel periodo che nasce il feroce soprannome del “Caimano” (titolo di un film di Nanni Moretti restato appiccicato a Berlusconi per molti anni). Berlusconi non fu capace di sfuggire alla radicalizzazione dello scontro e pagò nel 2006 con la perdita di una fetta del suo elettorato.
Quell’anno le urne premiarono (ma solo di strettissima misura) il centrosinistra di Prodi. Ma Berlusconi non si dette per vinto: il Cavaliere non era tipo da aspettare pazientemente il suo turno quando i numeri della maggioranza si dimostravano esigui. Tra pressing politico e manovre di Palazzo, la regia di Berlusconi portò alla fine anticipata del governo. Ma nulla poté nel 2011 quando la crisi del debito italiano portò a un nuovo addio anticipato da Palazzo Chigi: dopo i sorrisini ironici della Merkel e di Sarkozy l’arrivo di Monti con la regia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu una sconfitta cocente per colui che si vantava di avere ottimi rapporti con tutte le cancellerie. Per gli effetti della legge Severino l’ex premier decadDe dalla carica di senatore nel 2013 per farvi ritorno 9 anni dopo. In tutti gli anni passati a guidare Forza Italia e il centrodestra Berlusconi è stato imputato in una sfilza di processi. Le condanne ci sono state, l’ultima, la più grave, per frode fiscale. In un periodo in cui era già indebolito dalle polemiche e dalle inchieste sul caso Ruby e sulle cene di Arcore con le “olgettine” che avevano provocato la rottura con la moglie Veronica: i “vizi privati” del Cavaliere e il suo fiuto politico hanno accompagnato l’ultimo tratto della sua parabola, con una graduale perdita di leadership politica sempre più evidente nel periodo in cui, sul versante privato, è stato legato prima a Francesca Pascale ed ora alla deputata azzurra Marta Fascina. Con l’avvento di una destra più sovranista Forza Italia ha iniziato a perdere pezzi e consenso politico. Il partito è ormai sotto le due cifre tenuto in piedi solo grazie alla leadership del suo fondatore. Il partito di Berlusconi ha viaggiato nel tempo con lo stesso intoccabile timoniere accompagnato da delfini mai divenuti adulti. Viaggiato negli anni, tanti, e nello spazio politico senza mai abiurare la sua collocazione europeista. Il Cavaliere non ha mollato mai fino alla fine, ha sconfitto malattie, superato operazioni al cuore e anche delusioni politiche. E c’era ancora lui a guidare la delegazione di Forza Italia al Quirinale dopo la vittoria del centrodestra che ha portato Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
LA STORIA IMPRENDITORIALE
Nel suo portafoglio figurano le partecipazioni nelle tre quotate Mfe (47,9%), Mondadori (53,3%), Banca Mediolanum (30%), ed altri investimenti tra cui il Teatro Manzoni (100%). La storica quota del 2% in Mediobanca è invece stata ceduta nel maggio 2021, raccolta soprattutto da Delfin.
La gran parte del patrimonio immobiliare, incluse le residenze più famose è invece custodito nella società Dolcedrago, di proprietà esclusiva del Cavaliere. Nel 1994 all’interno di Fininvest c’erano già il Milan, Mondadori e le televisioni. Nel 1995 nacque la società di distribuzione cinematografica Medusa, nel 1996 Mediaset, in cui confluirono le tv e Publitalia, venne quotata in borsa, seguita a ruota da Mediolanum, società di risparmio gestito di cui è comproprietaria la famiglia Doris.
MEDIASET: il gruppo vede al vertice Pier Silvio Berlusconi come A.d. e Fedele Confalonieri come presidente: è quotato alla Borsa di Milano dal 1996. Nel novembre del 2021 l’assemblea ha approvato definitivamente la trasformazione in MediaforEurope, trasferendo la sede legale ma non fiscale in Olanda. I conti del 2022 non sono ancora stati approvati, ma nel 2021 Mediaset-Mfe ha registrato ricavi netti per 2,9 miliardi, in crescita dell’11% rispetto al 2020, con un utile netto di 374 milioni, in aumento del 169% rispetto all’anno precedente e circa il doppio del 2019 pre-Covid.
Mediaset opera in Italia attraverso due concessionarie pubblicitarie televisive, entrambe controllate al 100%: Publitalia ’80 (tv free) e Digitalia ’08 (tv pay). In Spagna l’attività di raccolta pubblicitaria è affidata a Publiespana.Per le attività pubblicitarie all’estero c’è Publieurope, società con sede a Londra. Le attività online del Gruppo sono gestite da Mediamond, concessionaria costituita pariteticamente con Mondadori. Mfe, inoltre, possiede il 40% di 2i Towers, controllante di Ei Towers, ed è salita fino al 29,9% del gruppo media tedesco Prosieben.
MONDADORI: al vertice del gruppo Marina Berlusconi (presidente) e Antonio Porro (amministratore delegato). Si tratta del maggiore editore di libri e magazine in Italia e possiede inoltre uno dei più estesi network di librerie sul territorio nazionale. Il gruppo ha registrato nel 2022 ricavi netti a 903 milioni, in crescita del’11,8% rispetto all’anno precedente, e un utile di 52 milioni, il miglior risultato netto degli ultimi 15 anni. L’anno scorso Mondadori era tornata a distribuire il dividendo dopo 10 anni di assenza della cedola per gli azionisti. Oltre 600 i punti vendita in gestione diretta e in franchising con le insegne. A questi canali si aggiunge il sito mondadoristore.it per l’attività di e-commerce, in un sistema multipiattaforma di presidio di tutti i canali di vendita.
BANCA MEDIOLANUM: controllata da Fininvest e dal gruppo Doris, è leader del mercato finanziario italiano con oltre un milione di clienti. L’anno scorso ha registrato un utile netto di 521 milioni, ottenendo buoni risultati nonostante la forte correzione dei mercati. E anche questa volta non ha deluso gli azionisti, a partire appunto dalle famiglie Doris e Berlusconi, distribuendo nel complesso 369 milioni di dividendi. E le previsioni economiche del gruppo per il 2023 sono nettamente migliori dei risultati dell’anno scorso.
TEATRO MANZONI: un’ampia proposta di spettacoli ha contrassegnato le stagioni del Teatro Manzoni fin da quando, nel marzo 1978, Silvio Berlusconi aveva preso l’impegno di preservare la storica sala dalla minacciata trasformazione in un supermarket, affidandone la direzione a un appassionato di teatro come Luigi Foscale.
IL CALCIO: il gruppo Fininvest è ancora presente anche nel mondo del calcio. Nell’aprile del 2017, dopo 30 anni dall’acquisto del pacchetto di maggioranza, il gruppo ha ceduto il Milan ad una cordata cinese, che poi l’ha ceduta al fondo Elliott. Nel settembre 2018 Silvio Berlusconi intraprese una nuova avventura calcistica con l’acquisizione del 100% della Società Sportiva Monza 1912.
Attualità
Sigilli al centro di salute mentale: è inagibile

Infiltrazioni d’acqua che hanno spinto i vigili del fuoco ad apporre i sigilli. Chiuso il centro di salute mentale di via Carrese.
I locali dell’Asl sono risultati inagibili dopo le forti piogge del week end. Il sopralluogo dei vigili del fuoco di ieri pomeriggio non ha lasciato spazio ad alternative.
Così da domani pazienti e dipendenti si ritroveranno a non poter usufruire della struttura sanitaria. Il primario ha infatti convocato tutti i lavoratori domani mattina per comunicare le modalità per proseguire le attività.
Una bella grana per l’Asl Napoli 3 che dovrà porre rimedio in tempi molto stretti per garantire le cure ai tanti pazienti del territorio.
Attualità
Castellammare allagata: corso Vittorio Emanuele impraticabile

Prime pioggie d’autunno con i vecchi disagi. Allagate le strade del centro di Castellammare. Corso Vittorio emanuele impraticabile nei pressi dell’incrocio con via del Carmine per i soliti allagamenti. Percorribile ma con fatica via tavernola, sempre a causa degli allagamenti. Il problema delle due arterie cittadine che si allagano è ormai noto e da anni accade con le prime pioggie. Purtroppo la causa non si riesce ad individuare, nemmeno per cercare di mitigare il problema. E’ vero però che l’intesità della pioggia scesa, e che ancora cade sull’area stabiese, è imponente, seppur abbia cominciato a piovere da poco tempo.
***SEGUONO AGGIORNAMENTI***
Attualità
Castellammare entra a far parte del sito Unesco: investimenti per oltre 200 milioni
Ampliata la cosiddetta Buffer Zone del sito Unesco, la città stabiese entra a pieno titolo nel Grande Progetto Pompei

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha approvato la proposta di ampliamento della cosiddetta Buffer Zone (zona cuscinetto) del sito UNESCO 829 “Aree Archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, al termine di un iter durato circa 10 anni.
Dieci sono i Comuni coinvolti e gravitanti nel territorio della nuova Buffer Zone, che oggi raggiunge un’estensione complessiva di 17,26 kmq comprendente Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno Trecase, Pompei e Castellammare di Stabia a fronte degli originari 0,24 kmq che interessavano i soli Comuni di Pompei, Torre Annunziata ed Ercolano nel 1997.
La revisione della Buffer Zone consentirà di proseguire in modo ancor più incisivo nell’azione avviata tra istituzioni e Comuni, finalizzata a promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio, nel pieno rispetto dell’Eccezionale Valore Universale (OUV) del sito.
La proposta approvata fu avanzata nel corso del 2021 e la sua formulazione nasce dal lavoro coordinato condotto dal Parco archeologico di Pompei e dal Parco archeologico di Ercolano, in sinergia con l’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura. La nuova perimetrazione della zona cuscinetto tiene conto di una serie di richieste e suggerimenti avanzati da parte del Comitato del Patrimonio Mondiale, e nasce dal condiviso intendimento di potenziare le strategie di protezione del sito seriale e di ispirare a queste le attività di riqualificazione e rigenerazione dei territori circostanti. Centrale nella proposta presentata dal Ministero è stata la tutela del paesaggio e delle visuali da e sui siti archeologici, valori che sono stati ritenuti fondamentali per lo sviluppo culturale, sociale ed economico dell’area.
Il territorio di riferimento è stato, nel frattempo, interessato da un piano strategico, elaborato dall’Unità Grande Pompei (UGP) in condivisione con gli enti locali coinvolti e approvato nel 2018 dal suo Comitato di Gestione (che riunisce i Sindaci dei Comuni che oggi ricadono nella nuova Buffer Zone) i cui obiettivi sono il potenziamento dell’attrattività turistica dell’area, il miglioramento dell’accessibilità ai siti della cultura, il recupero ambientale dei paesaggi degradati e compromessi e la riqualificazione urbana.
Per la realizzazione del piano strategico nel corso del 2022 è stato sottoscritto il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) “Vesuvio-Pompei-Napoli” che prevede l’impiego, per la realizzazione di interventi già programmati che trovano una cornice unitaria nella nuova Buffer Zone, il finanziamento di 20 progetti per un totale di 156 milioni di euro e di ulteriori 14 interventi, valutati ad alta priorità dal Ministero della Cultura e direttamente finanziati per un totale di oltre 70 milioni di euro.
Allo stato attuale si sta procedendo alla redazione e all’aggiornamento del piano di gestione relativo al Sito UNESCO, orientato a una governance partecipata mediante intese con enti territoriali, partnership con soggetti privati, associazioni, fondazioni e imprese, coinvolgendo attivamente i cittadini che sono chiamati anch’essi alla protezione e alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio di questo luogo.
“L’approvazione da parte dell’UNESCO dell’ampliamento della zona cuscinetto Pompei-Ercolano-Torre Annunziata è un risultato importante e il raggiungimento di un obiettivo fondamentale nel percorso di continua valorizzazione, protezione e sviluppo sostenibile di un territorio ricco di straordinarie testimonianze storiche dal valore universale di sito Patrimonio dell’Umanità – ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Si tratta della conferma della lungimiranza del progetto che adesso riceve un’ulteriore spinta alla realizzazione di quella grande area archeologica che supera i confini delle singole città per riunirle in un grande sito, unico nel suo genere. Il mio ringraziamento per il lavoro svolto va ai sindaci dei Comuni coinvolti, ai Direttori dei Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, Gabriel Zuchtriegel e Francesco Sirano, all’Ufficio UNESCO del Ministero e a tutti coloro i quali si sono impegnati. Ora, grazie ai finanziamenti del ‘Contratto Istituzionale di Sviluppo Vesuvio-Pompei-Napoli’ e agli ulteriori fondi messi a disposizione dal Ministero, è il momento di realizzare quei progetti che porteranno ulteriore linfa e crescita in tutta la zona”.
Per il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna, “La definizione della Buffer Zone di uno dei più importanti siti archeologici del mondo rappresenta allo stesso tempo un successo e una sfida per il futuro non solo per Pompei, Ercolano e Oplontis, ma per l’intero sistema museale italiano. La Direzione generale Musei è impegnata nello sviluppo di modalità di gestione sempre più avanzate e coerenti con i valori riconosciuti dall’UNESCO che sono da tutelare e diffondere. Anche sulla base della mia personale esperienza sono certo che questo felice momento contribuirà a rafforzare nelle comunità locali la consapevolezza dell’eccezionale ed unico valore culturale che pervade e unisce i territori abbracciati dalla Buffer Zone”.
“Siamo felicissimi di aver raggiunto questo successo, frutto di un lavoro di squadra per cui ringrazio il Ministero della Cultura, l’Unità Grande Pompei e i colleghi di Ercolano – ha sottolineato il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Con la nuova Buffer Zone la nostra visione della ‘Grande Pompei’, una rete di siti in cui nei prossimi anni investiremo più di 230 milioni di euro, trova finalmente un’adeguata cornice istituzionale che vede riuniti intorno a un tavolo gli attori principali del territorio. Oggi abbiamo la possibilità, grazie anche al digitale, di fare dei siti intorno a Pompei un grande parco diffuso che consente ai visitatori di scoprire un territorio ricco di cultura e tradizioni, ed è questa la nostra priorità”.
“Non si può che esprimere soddisfazione per questa approvazione che appare come un netto miglioramento rispetto all’impostazione ereditata dai tempi dell’iscrizione del sito a Patrimonio dell’Umanità. – ha aggiunto il Direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano. – La proposta discende dal desiderio di condividere e promuovere il comune riconoscimento del meraviglioso e unico rapporto che intercorre tra l’antica città di Ercolano, il territorio e le comunità intorno, aprendo la prospettiva verso le ricchezze culturali e paesaggistiche ai piedi del vulcano che mappano la storia di questo luogo prima e dopo l’eruzione del 79 d.C. Mi pare di potere sperare che anche grazie a questa Buffer Zone si possa avanzare nel lavoro di coinvolgimento e consapevolezza che portiamo avanti anche grazie al più che ventennale partenariato pubblico privato con la fondazione filantropica Packard Humanities institute: Ercolano antica non è un’isola nel mare del tempo passato e remoto, ma parte di un paesaggio vivente con molti strati di storia, di cultura, di vite e personalità umane.”
“L’approvazione della proposta di ampliamento della Buffer Zone testimonia il deciso impegno dello Stato e delle sue istituzioni per garantire non solo la tutela più ampia del patrimonio archeologico dell’area ma anche per promuovere lo sviluppo del suo tessuto sociale ed economico, in coerenza con le esigenze di conservazione e valorizzazione del sito UNESCO – ha affermato il Gen. B. Giovanni Capasso, Direttore della struttura di supporto attuazione e programmi – Unità Grande Pompei – Tale decisione è destinata a consolidare ulteriormente la cooperazione tra Amministrazione centrale ed enti locali per il rilancio socio-economico e turistico dei territori della Buffer Zone. La realizzazione del piano strategico, le cui linee di indirizzo rappresentano un solido riferimento anche per le attività di programmazione e pianificazione dei singoli attori istituzionali, sarà adesso la grande sfida che saremo chiamati ad affrontare per il rilancio e la riqualificazione ambientale e urbanistica di tutto il territorio interessato”.
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Attualità
Don Maurizio Esposito nuovo parroco all’Annunziatella

Sarà Don Maurizio Esposito a guidare la parrocchia dell’Annunziatella. Prenderà il posto di Don Antonio Staiano, scomparso improvvisamente tra lo sgomento e il dolore di tutta la comunità del quartiere residenziale di Castellammare di Stabia. Don Maurizio proviene proprio dalla parrocchia di origine di Don Antonio, a Moiano di Vico Equense.
Le nomine di nuovi parroci nell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia sono state ufficializzate proprio ieri durante le celebrazioni eucaristiche. Quindi Don Maurizio Esposito sarà il parroco della parrocchia Santissima Annunziata in Castellammare di Stabia. Don Salvatore Iaccarino sarà parroco della parrocchia Gesù Redentore in Sant’Antonio Abate.
Don Gianluigi Persico sarà parroco della parrocchia San Renato Vescovo, in Moiano Vico Equense.
Il Diacono Pasquale Fiorillo svolgerà il suo Ministero Diaconale presso la parrocchia Santi Ciro e Giovanni in Vico Equense.
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