Cronaca
Covid, De Luca: “Campania prima regione di Italia per tempo di attesa sulle diagnosi”
In queste settimane ci giochiamo il futuro del nostro Paese
«Siamo la prima regione d’Italia nel tempo di attesa tra sintomi e diagnosi, ci mettiamo 24 ore, unica regione d’Italia». L’ha detto il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso del suo appuntamento settimanale sui social. «Abbiamo il tasso più basso in Italia per decessi Covid – ha aggiunto – nelle terapie intensive ci sono 140 ricoveri, nessun nuovo ricovero, siamo alla metà dei ricoveri del Veneto, meno della metà del Piemonte, un terzo della Lombardia, la metà dell’Emilia e del Lazio. Abbiamo ospitato in questi giorni tutti i nostri pazienti nelle strutture ospedaliere, non abbiamo mandato i pazienti nelle palestre, nelle sagrestie, non li abbiamo messi sui materassini a terra ma ospitati con dignità».
«Non p vero che le Regioni vogliono misure più morbide. Noi vogliamo misure restrittive. La Campania sostiene linea di rigore. In queste settimane ci giochiamo il futuro del nostro Paese. Alcune regioni del Nord a giugno e maggio hanno cominciato la pressione per la riapertura, il risultato è che oggi la pressione sulle al Sud e in Campania è cresciuta esponenzialmente. Vogliamo aprire tutto ma per sempre, senza richiudere tra una settimana o rischiare di arrivare impreparati a gennaio, quando ci sarà anche il picco influenzale».
«Natale e Capodanno quest’anno non esistono: sì al raccoglimento familiare e religioso
ma non devono esserci le feste normali»
«Se non abbiamo un mese di gennaio sotto controllo noi a catena avremo un prolungamento del problema contagio per mesi e mesi. Questo è il motivo per il quale dobbiamo avere la forza di essere rigorosi al massimo in questi giorni di feste. Dobbiamo avere la forza di resistere oggi a tutte le spinte demagogiche, dobbiamo avere il coraggio di dire ai nostri concittadini che quest’anno Natale, Capodanno, non esistono”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. “Devono essere giorni di raccoglimento familiare, religioso, ma non possono essere i giorni delle feste normali, altrimenti andiamo al disastro. Abbiamo visto alcune immagini di Torino e di Milano appena usciti dalla zona rossa, una valanga di persone nelle strade del commercio e della movida. Possiamo deciderci di impiccarci con le nostre mani. Dobbiamo sapere che in queste due settimane noi ci giochiamo il futuro del nostro Paese. Decidiamo cioè nell’arco di una decina di giorni, a seconda delle decisioni che prendiamo, se ci sarà un’ecatombe a gennaio oppure no».
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